Newsletter No 2 – 30/11/2015

“La comunità internazionale può e deve avere un ruolo maggiore per rompere l’impasse. Per questa Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, dobbiamo riaffermare il nostro impegno per la pace.”

Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite

Indice:

  1. Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese
  2. Iniziative di solidarietà con il popolo palestinese
  3. Il boicottaggio dei prodotti degli insediamenti fa un passo avanti
  4. Importante appello alla Corte Penale Internazionale
  5. Il Premio Sakharov Nurit Peled incontra gli studenti italiani
  6. Abu Mazen a John Kerry: bisogna prosciugare la palude dell’occupazione

I – Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese

Il 29 novembre l’ONU celebra la Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, in virtù del mandato conferito dall’Assemblea Generale con le risoluzioni 32/40 B del 2 dicembre 1977, 34/65 D del 12 dicembre 1979 e successive risoluzioni adottate dall’Assemblea Generale sulla questione palestinese. La data del 29 novembre fu scelta per il significato che essa ha per il popolo palestinese. Quel giorno, nel 1947, l’Assemblea Generale adottò la risoluzione 181 (II), che divenne nota come la Risoluzione sulla Partizione. La risoluzione stabiliva la creazione in Palestina di uno “Stato ebraico” e uno “Stato arabo”, con Gerusalemme sottoposta a un regime internazionale speciale. Dei due Stati previsti dalla risoluzione, solo uno, Israele, ha visto la luce. Il popolo palestinese vive principalmente nel territorio palestinese occupato da Israele dal 1967, compresa Gerusalemme Est, oltre che in paesi arabi confinanti e in campi profughi nella regione. La Giornata Mondiale di Solidarietà ha tradizionalmente rappresentato un’opportunità per concentrare l’attenzione di tutti sul fatto che la questione palestinese è ancora irrisolta e il popolo palestinese deve ancora conseguire i propri inalienabili diritti così come sanciti dall’Assemblea Generale, cioè, il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne, il diritto a indipendenza e sovranità nazionali, e il diritto di fare ritorno alle proprie dimore e rientrare in controllo dei propri beni dai quali sono stati allontanati. Quest’anno, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha insistito sulla necessità che la comunità internazionale abbia un ruolo ancora maggiore per rompere l’impasse e conseguire la pace.

Vedi:

http://www.unric.org/it/attualita/20696

http://www.perlapace.it/index.php?id_article=11309&PHPSESSID=98g0e3a4m5mgkfbr5cmi9pqon3

II – Iniziative di solidarietà con il popolo Palestinese

In risposta all’appello delle Nazioni Unite, governi e società civile organizzano ogni anno una vasta gamma di attività per celebrare la Giornata di Solidarietà. Si tratta, ad esempio, di messaggi speciali di solidarietà con il popolo palestinese, conferenze, pubblicazioni e altro materiale informativo, proiezioni di film.

A New York, il Comitato sull’Esercizio dei Diritti Inalienabili del Popolo Palestinese tiene ogni anno una riunione speciale per celebrare la ricorrenza. All’evento intervengono il Segretario Generale, il Presidente dell’Assemblea Generale, il Presidente del Consiglio di Sicurezza, oltre che rappresentanti di organismi ONU, organizzazioni non governative e palestinesi. Nell’occasione viene data lettura di messaggi del Presidente del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e del Presidente dell’Autorità Palestinese. Interviene anche un portavoce in rappresentanza delle ONG invitate a partecipare. La Divisione per i Diritti Palestinesi del Segretariato ONU pubblica annualmente un bollettino speciale che contiene i testi delle dichiarazioni e dei messaggi rilasciati in occasione della Giornata.

A Roma, lo scorso 23 novembre, l’Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Mai Alkaila, ha voluto celebrare con un ricevimento a Palazzo Ferrajoli sia la Giornata Mondiale di Solidarietà, sia la Giornata Nazionale Palestinese, che ricorre il 15 novembre in ricordo del 15 novembre 1988, quando il Consiglio Nazionale Palestinese proclamò la nascita dello Stato di Palestina con una dichiarazione del Presidente Yasser Arafat, leader e simbolo della lotta del popolo palestinese per la libertà dal 1965 fino al suo assassinio nel 2004.  In questa occasione, l’Ambasciatrice ha ribadito che il popolo palestinese auspica che le Nazioni Unite siano in grado di garantire i diritti proclamati nelle risoluzioni adottate sin qui.

La Giornata della Solidarietà è stata celebrata anche durante l’Assemblea Nazionale di Azione Civile che si è tenuta a Roma dal 27 al 29 novembre, a Milano con un incontro pubblico, e a Napoli, dove Pax Christi ha sottolineato che non è esagerato descrivere la sistematica e totale violazione delle decisioni delle Nazioni Unite come il più macroscopico fallimento della comunità internazionale.

Vedi:

http://nad-plo.org/userfiles/file/statements/23_November_2015_President_Abbas_statement_International_Day_of_Solidarity_with_the_Palestinian_People.pdf

http://nena-news.it/la-giornata-onu-per-la-palestina-questanno-sbarca-a-napoli/

III – Il boicottaggio dei prodotti degli insediamenti fa un passo avanti

L’Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Mai Alkaila, ha dichiarato che la decisione dell’Unione Europea di contrassegnare in modo specifico i prodotti che provengono dalle colonie ebraiche nei Territori occupati del 1967 rappresenta “un passo avanti verso la pace”. Si tratta infatti di un segnale politico importante nel rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite volte al riconoscimento di “due Popoli e due Stati”. Il Segretario del Comitato Esecutivo dell’OLP, Saeb Erekat, ha accolto la notizia con soddisfazione, sottolineando quanto sia decisivo passare dalle dichiarazioni di intenti ad azioni concrete come questa. Il governo israeliano non ha perso invece occasione per impersonare il ruolo di vittima, accusando la UE di atti discriminatori nei confronti di un baluardo della lotta al terrorismo. L’argomento che negli insediamenti lavorano anche cittadini palestinesi è solo fuorviante: si tratta di una minima parte della popolazione, costretta a farlo (malpagata e in condizioni di totale insicurezza) per mancanza di alternative che ci sarebbero se non ci fossero gli insediamenti. Netanyahu promette di dare battaglia sospendendo i rapporti diplomatici con la UE fino a quando il Ministero degli Affari Esteri israeliano non abbia completato una valutazione degli ultimi avvenimenti.

Vedi:

http://nad-plo.org/etemplate.php?id=594

http://mondediplo.com/blogs/strangling-the-palestinian-economy

http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Netanyahu-orders-reassessment-of-Israeli-diplomatic-ties-with-EU-institutions-435750

IV – Importante appello alla Corte Penale Internazionale

Il 23 novembre scorso è stato fatto un importante passo perché il governo di Israele risponda delle proprie azioni. Quattro organizzazioni palestinesi per i diritti umani hanno infatti consegnato all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, una comunicazione confidenziale sui crimini commessi durante l’Operazione Margine di Protezione, nome in codice della campagna militare con cui l’esercito israeliano ha brutalmente colpito la popolazione di Gaza durante l’estate del 2014. Questa la testimonianza di una mamma che piange la distruzione della sua famiglia: “Siamo abituati alle uccisioni dei palestinesi a Gaza, ma niente avrebbe potuto prepararmi alla terribile perdita dei miei figli e nipoti. Il 20 agosto 2014, alle 4:45 del mattino, l’esercito israeliano ha attaccato casa nostra mentre stavamo tutti dormendo.  Sono stati uccisi mio figlio e i miei due figliastri, mia nuora incinta di nove mesi e i suoi tre figli”. Nel corso dei 51 giorni di attacchi aerei e con mezzi di terra, le forze israeliane hanno ucciso più di 2.000 civili, mentre gli sfollati ammontano a circa 500.000. Un bilancio così devastante si spiega con attacchi indiscriminati contro obiettivi civili ed in particolare contro case abitate da famiglie palestinesi, ospedali, scuole e palazzi molto alti. Parlando dall’Aja, Shawan Jabarin, dell’assoziazione Al-Haq, ha spiegato di aver consegnato una quantità e una qualità di materiale sufficiente a determinare che a Gaza siano stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Per questo, le associazioni esprimono la propria fiducia e quella delle vittime che il Procuratore agisca rapidamente, aprendo un’indagine ufficiale.

Vedi:

https://www.change.org/p/l-europa-collabori-con-il-tribunale-internazionale-per-la-palestina/u/14313282?tk=ht4ni3Qox48bxb6o_gbrC5M7xZjSE6mONHdhTyMmhvk&utm_source=petition_update&utm_medium=email

V – Il Premio Sakharov Nurit Peled incontra gli studenti italiani

Nurit Peled Elhanan, che insegna all’Università Ebraica di Gerusalemme ed è un’attivista israeliana per i diritti umani, il 18 novembre scorso ha incontrato gli studenti del Liceo “Luca Signorelli” di Cortona e visitato la Cittadella della Pace di Rondine, aprendo così la terza edizione del Premio “Semplicemente Donna”. Gli studenti dell’istituto scolastico cortonese hanno accolto la vincitrice del Premio Sakharov per la libertà di pensiero conferito dal Parlamento Europeo, dando vita a un interessante dibattito sull’importanza dell’educazione, che ha preso spunto dal suo ultimo libro “La Palestina nei testi scolastici di Israele. Ideologia e propaganda nell’istruzione”. Il testo, pubblicato per la prima volta nel 2012 nel Regno Unito, attraverso uno studio analitico dei principali libri di testo attualmente in uso nelle scuole di Israele, indaga dall’interno il sistema educativo del Paese, e svela, come suggerisce il sottotitolo, il contenuto propagandistico e nazionalista di testi che plasmano la mentalità delle nuove generazioni sin dalla tenera età, rendendo di fatto assai difficile il conseguimento della pace in Medio Oriente.

Vedi:

http://www.arezzonotizie.it/cultura-eventi-spettacolo/si-alza-il-sipario-sul-premio-semplicemente-donna-nurit-peled-in-visita-a-cortona-e-rondine/

 

VI – Abu Mazen a John Kerry: bisogna prosciugare la palude dell’occupazione

La missione del Segretario di Stato statunitense in Israele e in Palestina aveva lo scopo dichiarato di esplorare le strade per calmare le tensioni di questi ultimi due mesi, secondo quanto anticipato dallo stesso John Kerry prima del suo arrivo a Gerusalemme martedì 24 novembre.  Incontrando Netanyahu, Kerry ha voluto ribadire il rifiuto degli Stati Uniti di dare legittimità agli insediamenti in Cisgiordania, confermando invece ad Abu Mazen il sostegno dell’amministrazione statunitense per “ripristinare la fiducia delle persone nella soluzione dei due Stati come ancora valida, affinché sia raggiunta a un certo punto”. Il Presidente dell’Autorità Palestinese, da parte sua, ha ricordato che “chiunque voglia parlare di pace, sicurezza e stabilità, non solo tra palestinesi e israeliani, deve prima prosciugare la palude dell’occupazione israeliana e riconoscere uno Stato di Palestina indipendente”; e ha colto questa occasione per consegnare al suo ospite cinque importanti fascicoli: il primo relativo ai 95 palestinesi uccisi e alle migliaia di cittadini feriti dal 1 ottobre al 23  novembre dall’esercito israeliano e dai coloni; il secondo sulle punizioni collettive e la demolizione delle case; il terzo sui corpi dei 36 palestinesi trattenuti da Israele; il quarto sulla continua estensione degli insediamenti, cresciuti del 40%; e l’ultimo riguardante le provocazioni di Israele nei confronti della popolazione e della leadership palestinese.

Vedi:

http://english.wafa.ps/index.php?action=detail&id=29959