Newsletter No 41 – 17/10/2016

 “Potresti spegnermi la luce che m’illumina la notte e privarmi di un bacio di mia madre…Ciò malgrado non mi rassegnerò mai a te e fino all’ultima goccia di sangue nelle mie vene resisterò,

o nemico del sole!”

Samih Al Qassem, poeta palestinese

Indice:

  1. Il Ministro degli Esteri della Palestina a Ban Ki-moon
  2. Dall’Italia 1 milione di euro a favore dell’UNRWA
  3. Anche il patriarca maronita è con i rifugiati
  4. Il significato della risoluzione UNESCO
  5. I coloni aggrediscono chi raccoglie le olive

I – Il Ministro degli Esteri della Palestina a Ban Ki-moon

Il Ministro degli Esteri della Palestina, Riad Malki, ha recentemente scritto una lettera al Segretario Generale uscente delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per trasmettergli “l’allarme del popolo palestinese e della sua leadership riguardo alla continua, ostile ed illegale campagna coloniale portata avanti da Israele, la Forza di Occupazione, nel Territorio Palestinese Occupato, compresa Gerusalemme Est”. In particolare, il Ministro Malki ha voluto sottolineare come la politica degli insediamenti porti con sé crimini contro l’umanità quali la distruzione delle case palestinesi.

Citando i dati dell’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), la lettera ricorda infatti come solo nel 2016 Israele abbia distrutto 856 proprietà della popolazione civile, con un aumento del 50% rispetto al 2015, e come le 4.616 distruzioni condotte dal 2009 a questa parte abbiano portato al trasferimento forzato di 7.662 civili.

Per questo, Riad Malki si è rivolto direttamente a Ban Ki-moon dichiarando che se Tel Aviv continuasse a sfidare apertamente la comunità internazionale, “dovrebbero essere prese serie azioni collettive per rendere Israele responsabile delle sue violazioni”, ponendo termine alla sua impunità e salvando così la soluzione dei due-Stati.

L’appello del Ministro degli Esteri si conclude con la preghiera di far circolare questa stessa lettera a tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite.

Fiduciosa che i buoni rapporti tra lo Stato di Palestina e il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon proseguiranno con il suo successore Antonio Guterres, già premier portoghese ed Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l’Ambasciata di Palestina in Italia rivolge al nuovo Segretario Generale, che entrerà in carica il 1 gennaio 2017 fino al 31 dicembre 2021, i migliori auguri di buon lavoro.

Vedi:

http://www.ochaopt.org/theme/destruction-of-property

 

II – Dall’Italia 1 milione di euro a favore dell’UNRWA

Ai primi di ottobre l’Italia ha approvato la concessione di un contributo di emergenza di 1 milione di euro a favore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente. L’iniziativa mira a garantire continuità ai servizi essenziali e alle attività di protezione a favore dei rifugiati palestinesi nella Striscia di Gaza.

I fondi andranno in particolare a sostegno del Programma “Transitional Shelter Cash Assistance”, lanciato dopo l’aggressione israeliana contro Gaza dell’estate 2014 per assistere i rifugiati palestinesi le cui abitazioni sono state distrutte o gravemente danneggiate, attraverso la distribuzione di sussidi per sostenere le spese d’affitto degli alloggi temporanei. Ricordiamo che sono state 138.603 le case dei rifugiati danneggiate e che di queste, 9.117 sono andate completamente distrutte. Grazie all’aiuto dell’Italia l’UNRWA fornirà assistenza a 2.330 famiglie. In campo educativo, inoltre, il contributo servirà a coprire per un periodo di sei mesi le spese della scuola femminile del campo di Al-Maghazi, nella zona centrale delle Striscia di Gaza, garantendo il diritto all’istruzione ad almeno 1.500 studentesse.

La somma stanziata si inserisce nell’ambito del finanziamento annuale di 10 milioni di euro promesso dall’Italia all’UNRWA per il 2016 in occasione della Conferenza dei donatori tenutasi nell’ottobre 2015.

Vedi:

http://www.esteri.it/MAE/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/palestina-dall-italia-1-milione.html

http://www.unrwaitalia.org/dove-operiamo/gaza/emergenza-gaza/

III – Anche il patriarca maronita è con i rifugiati

Il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina è un atto improrogabile, se davvero si vuole favorire il ristabilimento della pace in Medio Oriente. Per questo, occorre sostenere e garantire il ritorno in patria di tutti i profughi palestinesi che fuggirono dalla Palestina dopo la nascita dello Stato d’Israele e che sono ancora dispersi in Medio Oriente: si tratta di un loro “diritto naturale”, secondo il patriarca maronita Boutros Bechara Rai.

Il cardinale libanese si è espresso in questi termini ricevendo nella sua sede di Bkerké, il 26 settembre, un’ampia rappresentanza del Comitato presidenziale per gli Affari della Chiesa in Palestina, guidata da Hanna Amira – membro del Comitato esecutivo dell’OLP – e comprendente tra gli altri il Consigliere presidenziale Ramzi Khoury, l’ambasciatore Issa Kassissieh – Rappresentante dello Stato di Palestina presso la Santa Sede – e il sindaco di Betlemme Vera Baboun.

Il primate della Chiesa maronita ha ripetuto che in merito alla questione palestinese continua a perpetrarsi “una grave violazione della verità e della giustizia”, e che il mancato riconoscimento dell’oppressione subita dal popolo palestinese rappresenta una delle cause oggettive dei focolai di guerra nella regione, i quali rendono fragile ogni tentativo di far radicare una pace autentica e durevole in Medio Oriente.

Vedi:

http://www.fides.org/it/news/60861-ASIA_LIBANO_Il_Patriarca_maronita_i_profughi_palestinesi_hanno_il_diritto_naturale_di_ritornare_nella_loro_Patria#.WASMEvmLSUm

 

IV – Il significato della risoluzione UNESCO

Giovedì 13 ottobre la Commissione per il Programma e le Relazioni Esterne dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha approvato il testo di un’importante risoluzione sulla “Palestina occupata” presentato da sette Paesi arabi per “tutelare il patrimonio culturale della Palestina e il carattere distintivo di Gerusalemme Est”. Una risoluzione che sostanzialmente denuncia l’invasione israeliana, le incursioni di coloni e forze d’occupazione sulla Spianata delle Moschee e le restrizioni imposte all’accesso dei fedeli musulmani, e che per questi motivi è stata molto ben accolta dalla Stato di Palestina.

Il Ministro degli Esteri Riad Malki ha infatti dichiarato che il testo riflette il “continuo impegno della maggioranza degli Stati Membri nel combattere l’impunità (di Israele) e nel sostenere i principi su cui l’UNESCO è stata fondata”. Peccato, ha aggiunto Malki, che Israele abbia anche questa volta tentato di sviare l’attenzione dal vero significato della risoluzione, che è quello di condannare “azioni illegali e pericolose contro i luoghi sacri di Gerusalemme e contro i diritti dei cittadini Palestinesi, compreso il diritto alla preghiera”.

Vedi:

http://english.wafa.ps/page.aspx?id=y3BwE2a50649439401ay3BwE2

http://unesdoc.unesco.org/images/0024/002462/246215e.pdf

V – I coloni aggrediscono chi raccoglie le olive

Una delle forme di violenza preferite dai coloni è quella di scagliarsi contro i palestinesi che si dedicano alla raccolta delle olive dai propri alberi. Per arginare il fenomeno, si è mobilitato anche quest’anno l’accompagnamento internazionale nonviolento organizzato dal Servizio Civile Internazionale, AssopacePalestina e Un Ponte Per, a sostegno delle attività dei Comitati Popolari di Resistenza Nonviolenta e di Youth Against Settlements.   Difficile tuttavia essere dappertutto e contrastare chi aggredisce, spesso scortato dai soldati israeliani, famiglie indifese che hanno la sola colpa di vivere troppo vicino a degli insediamenti illegali costruiti per di più sui loro terreni. E’ successo così che la settimana scorsa un gruppo di israeliani dell’insediamento di Eli, a Sud di Nablus, abbia aggredito Sahir Mousa e i suoi figli mentre raccoglievano olive appena fuori dal villaggio di Qaryut.  Secondo una testimonianza ufficiale, i coloni sono arrivati impugnando accette e altri arnesi taglienti, e hanno costretto la famiglia a tornare a casa. Dopodiché hanno distrutto la loro macchina.

Si è trattato della prima aggressione del genere in questa stagione delle olive. Vessazioni stagionali che si aggiungono a quelle che colpiscono i cittadini palestinesi durante tutto l’arco dell’anno. Atti di vero e proprio terrore che, in mancanza di una giurisdizione palestinese sui coloni, restano per lo più impuniti. Ricordiamo con orrore il destino di Mohammed Abu Khdeir, 16 anni, bruciato vivo dai coloni nel luglio del 2014; e quello della famiglia Dawabsha, sterminata un anno dopo da un rogo appiccato alla loro casa durante la notte.

Solo durante lo scorso anno, i coloni sono stati responsabili di almeno 795 azioni violente contro civili palestinesi ma, secondo l’associazione israeliana per i diritti umani Yesh Din, appena l’1,9% delle denunce per aggressione ha portato ad un arresto, mentre è stato archiviato il 95,6% delle indagini sui danni arrecati dai coloni agli alberi di ulivo.

Vedi:

http://www.maannews.com/Content.aspx?id=773500