Newsletter No 62 – 27/3/2017

“Tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale”

Dichiarazione sul Diritto e la Responsabilità degli Individui, dei Gruppi e degli Organismi della Società di Promuovere e Proteggere le Libertà Fondamentali e i Diritti Umani Universalmente Riconosciuti, 1998

Indice:

  1. Nell’anniversario della Dichiarazione di Balfour meglio parlare di Palestina
  2. In difesa di chi difende
  3. Ricongiungimenti impossibili
  4. L’importanza dei gemellaggi

I – Nell’anniversario della Dichiarazione di Balfour meglio parlare di Palestina

Il 10 marzo il Parlamento Arabo, organo della Lega Araba, ha annunciato di voler chiedere alla Camera dei Comuni e a quella dei Lord di fare pressione sul governo britannico affinché vengano annullate le celebrazioni previste per il centenario della Dichiarazione di Balfour, che ricorre il prossimo 2 novembre.

Il Portavoce del Parlamento Arabo, Mishaal bin Fahm Al-Salami, ha spiegato che tali celebrazioni, volte a commemorare l’atto con cui il governo britannico affermava di guardare con favore alla costruzione di un “focolare nazionale per il popolo ebraico” sarebbero viste come una provocazione nei confronti del mondo arabo, dal momento che Israele mostra il proprio costante rifiuto di una soluzione pacifica del conflitto con la Palestina, opponendosi al riconoscimento di uno Stato palestinese.

Il Parlamento Arabo avrebbe invece istituito una Commissione per la Riconciliazione, che lavora per promuovere una cultura del dialogo e conseguire soluzioni pacifiche ai conflitti in corso nel mondo arabo.

L’iniziativa del Parlamento Arabo è in linea con la campagna lanciata mesi fa dai leader palestinesi in occasione del summit della Lega Araba del 25-27 luglio 2016, quando il Presidente Abu Mazen pensò di fare causa alla Gran Bretagna per i danni causati al popolo palestinese dalla Nakba del 1948. Successivamente, il Ministro degli Esteri Riad Malki dichiarò che un simile festeggiamento alla presenza del Premier Israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe avuto “un impatto negativo” sulle relazioni britannico-palestinesi”, mentre il Segretario Generale del Comitato esecutivo dell’OLP, Saeb Erekat, ha più volte lamentato che questo centenario non fa che raddoppiare “il dolore dei palestinesi, prendendosi gioco della giustizia”.

Vedi:

http://english.aawsat.com/sawsan-abu-husain/news-middle-east/arab-parliament-call-britain-cancel-100th-anniversary-balfour-declaration

https://www.memri.org/reports/palestinian-campaign-sue-britain-demand-reparation-balfour-declaration

II – In difesa di chi difende

Il 20 marzo si è tenuto un intenso scambio di pareri tra il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC) e il Relatore Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, Michael Lynk. I nuovi Rapporti prodotti dagli esperti sottolineano l’aggravarsi dalle condizioni di vita e di lavoro di chi denuncia gli abusi derivanti dall’occupazione israeliana. In particolare, Lynk si è detto preoccupato per la ridotta capacità di azione della società civile nei Territori: “Come difensori dei diritti umani – palestinesi, israeliani e internazionali – persistono nel loro intrepido attivismo per investigare e opporsi al regime di violazione dei diritti umani che è parte integrante dell’occupazione. Tutto sembra indicare che continueranno ad essere i principali bersagli di coloro che sono intolleranti rispetto alle loro critiche perché evidentemente preoccupati della loro efficacia”.

Per questo lo stesso Link ha voluto ricordare  la disastrosa situazione dei diritti umani nei territori Occupati, citando l’espansione degli insediamenti israeliani, l’inesorabile sgretolamento delle infrastrutture di Gaza e la necessità di restituire alla popolazione palestinese libertà di movimento e di sviluppo, ricordando, tra gli altri, gli obblighi di Israele nei confronti delle risoluzioni ONU e della Dichiarazione sul Diritto e la Responsabilità degli Individui, dei Gruppi e degli Organismi della Società di Promuovere e Proteggere le Libertà Fondamentali e i Diritti Umani Universalmente Riconosciuti (1998).

Peccato che alcuni Stati abbiano voluto boicottare questa discussione presso l’UNHRC. Con questa azione, ha commentato il Ministro degli Esteri palestinese, Riad Malki, “essi hanno scelto di sostenere i 50 anni di occupazione israeliana del territorio palestinese”, causando al popolo palestinese “un nuovo castigo” da sommare alle ingiustizie e ai maltrattamenti che già subiscono ogni giorno per mano delle forze di occupazione.

Vedi:

http://www.unog.ch/80256EDD006B9C2E/(httpNewsByYear_en)/5F644A8C3CED8E4EC12580E900419D17?OpenDocument

http://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/RightAndResponsibility.aspx

http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4937996,00.html

http://english.wafa.ps/page.aspx?id=qmU07Ga64837221372aqmU07G

III – Ricongiungimenti impossibili

Il figlio di un anno di Taysir al-Asmar, che vive nella città vecchia di Gerusalemme, è nato con seri problemi cerebrali. E’ ricoverato nell’ospedale Herzog di Gerusalemme, all’estremità Ovest della città, ma Asmar non ha il permesso di viaggiare fin là per visitarlo. In effetti Asmar non può avere la patente di guida e, se prende l’autobus, potrebbe essere arrestato dalla polizia.

Asmar è solo una delle oltre 12.000 persone che vivono con la paura e l’incertezza dovute alla legge che vieta il ricongiungimento familiare quando i membri della famiglia in questione sono palestinesi.

Il mese prossimo segnerà 15 anni dalla decisione iniziale del governo (poi sostituita da un’“ordinanza d’emergenza”, la legge “Della cittadinanza e dell’ingresso in Israele”, rinnovata annualmente) che ha eretto una quasi impenetrabile barriera burocratica tra i palestinesi di Gerusalemme est e di Israele in generale e i palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.

La legge è stata giustificata sul piano giuridico per ragioni di sicurezza, ma sono stati citati anche obiettivi demografici – in altre parole limitare la popolazione araba in Israele.

Migliaia di persone che vivono nei Territori Palestinesi Occupati ma sono sposate con cittadini israeliani o residenti permanenti di Gerusalemme Est, si sono trovate, insieme ai loro figli, intrappolate da questa legge in un insostenibile limbo burocratico, senza prospettive di cambiamento.

Delle 12.500 persone che hanno avviato la procedura di ricongiungimento, 10.000 sono attualmente prive di uno status giuridico. Ciò significa, tra le altre cose, che non possono andare a scuola o lavorare; solo fino a pochi anni fa, non potevano neppure ottenere l’assicurazione sanitaria.

La legge ha un grande impatto sulla società di Gerusalemme Est, sui suoi contatti con la Cisgiordania e persino sulla geografia urbana. Ha infatti contribuito a creare i quartieri poveri nei pressi del Muro dell’Apartheid che separa la città dal resto dalla Cisgiordania – luoghi che sono diventati un rifugio per migliaia di coppie di cui uno dei partner è residente in Cisgiordania e l’altro a Gerusalemme.

Vedi:

http://nena-news.it/da-15-anni-oltre-12-000-palestinesi-vivono-in-un-limbo/

http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.774940

IV – L’importanza dei gemellaggi

Il 25 marzo, nella Sala Consiliare di Lanuvio, Comune dei Castelli Romani, si è svolta la cerimonia di ratifica del Patto di Amicizia con il Comune palestinese di Yabad. A rappresentare la cittadina situata nel Nord della Cisgiordania sono stati il suo Sindaco, Samer Abu Baker, e l’Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Dra Mai Alkaila.

Il Sindaco di Lanuvio, Luigi Galieti, ha invece dato il via ai saluti istituzionali esprimendo grande soddisfazione per questo gemellaggio: un rapporto, quello tra la sua città e la Palestina, “iniziato già da qualche anno con alcuni incontri culturali, in particolare con la poesia palestinese”. Spesso, ha detto il Sindaco, “dove la politica non riesce, perché esclusiva, riesce la cultura. I poeti riescono infatti a dialogare attraverso la cultura e a farci capire nuovi mondi. Non è facile spiegare che la diversità è una ricchezza, ma la Palestina ne è un esempio, perché è una terra dove convivono musulmani, cristiani ed ebrei”.

Anche l’Ambasciatrice di Palestina ha riconosciuto la grande importanza del Patto di Amicizia: “Per noi è fondamentale stabilire un ponte di dialogo culturale tra i popoli e ringrazio vivamente per questo i sindaci di Lanuvio e di Yabad. Dopo questa firma vogliamo instaurare uno scambio a 360°gradi che coinvolga i giovani, lo sport e le tecniche agricole”, già ampiamente illustrate, in questa occasione, dal Sindaco Abu Baker.

Vedi:

http://www.castellinotizie.it/2017/03/25/lanuvio-firmato-il-patto-di-amicizia-con-il-comune-palestinese-di-yabad/