La Palestina è un piccolo Paese con una storia e una cultura ricche e variegate, e con un abbondante patrimonio archeologico e religioso. E’ la patria delle tre religioni monoteistiche e il luogo natale di Gesù Cristo. La sua storia si estende fino a più di un milione di anni fa, con migliaia di siti che rappresentano un patrimonio culturale e naturale. Inoltre, il patrimonio folcloristico palestinese, che include la lavorazione artigianale del legno, della madreperla e della ceramica; tradizioni orali, musiche e usanze varie, è parte di questa diversificata ricchezza nazionale.
A partire dai primi pellegrini, il Paese ha visto avvicendarsi famosi visitatori. In questa fase di costruzione dello Stato, la Palestina considera il turismo come uno dei più importanti settori dell’economia, con un grande potenziale di crescita. Nonostante la situazione geopolitica della Palestina non consenta uno sviluppo adeguato di questo settore, sono oltre 2 milioni i visitatori internazionali che si recano ogni anno in Palestina, fosse solo per poche ore.
Le destinazioni più popolari sono Gerusalemme, Betlemme e Gerico, tutte in Cisgiordania, dato che la Striscia di Gaza dal 2005 non è visitabile. Il Ministero del Turismo e delle Antichità lavora in partnership con il settore privato e le organizzazioni della società civile che costituiscono le fondamenta dello sviluppo turistico, facilitando gli investimenti turistici per migliorare la qualità dei servizi e fornire prodotti di qualità in grado di competere a livello locale e internazionale.
Dal punto di vista dei rapporti tra Stati e religioni, il 2 gennaio 2016 è entrato in vigore l’accordo siglato il 26 giugno 2015 tra lo Stato di Palestina e il Vaticano. In occasione della firma, Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e firmatario per la Santa Sede, aveva sottolineato che “il presente Accordo fa seguito all’Accordo base tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), firmato il 15 febbraio 2000″ ma, a differenza di questo, “quello attuale viene firmato dalla Santa Sede con lo Stato di Palestina, e ciò come segno del cammino compiuto dall’Autorità Palestinese negli ultimi anni e soprattutto dell’approvazione internazionale culminata nella risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu, del 29 novembre 2012, che ha riconosciuto la Palestina quale Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite”. Si tratta ovviamente un passaggio fondamentale, per lo Stato di Palestina e per la Terra Santa.
Non era la prima volta che il Presidente Mahmoud Abbas incontrava Papa Francesco, ma quella del 14 gennaio 2017 è stata una circostanza un po’ speciale, soprattutto dal punto di vista politico. Dopo un colloquio fraterno cominciato con un abbraccio e durato quasi mezz’ora, il Presidente palestinese si è congedato da Bergoglio per andare ad inaugurare l’Ambasciata dello Stato di Palestina presso la Santa Sede, commentando che entrambi gli appuntamenti illustrano quanto “il Papa ami il popolo palestinese e ami la pace”. In particolare, al termine dell’incontro con il Santo Padre il Presidente della Palestina ha voluto enfatizzare la gratitudine del popolo palestinese per il ruolo che la Santa Sede si è assunta riconoscendo lo Stato di Palestina con l’Accordo Globale precedentemente citato. Abbas ha poi rivelato di aver discusso con il pontefice la questione di Gerusalemme, occupata da Israele dal 1967 e così importante per le tre religioni monoteistiche, come recentemente affermato dalla Decisione dell’UNESCO adottata nell’ottobre 2016.