Festa della donna in Ambasciata- 10/3/2016

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Anche l’Ambasciata dello Stato di Palestina in Italia ha voluto celebrare la Festa della Donna. Accogliendo le sue ospiti – più di cento rappresentanti del mondo della diplomazia e dell’associazionismo provenienti da decine di diversi Paesi – l’Ambasciatrice Dra. Mai Alkaila ha sottolineato: “E’ importante che voi siate con noi, i palestinesi, perché abbiamo un grande bisogno della comunità internazionale che rappresentate e c’è specialmente bisogno del contributo delle donne. Tutte noi sappiamo quanto siano importanti le donne in ogni processo di pace. Le donne si sono sempre espresse contro la guerra. Ma, come ha detto Käthe Kollwitz, una grande donna e una grande artista tedesca, morta solo pochi giorni prima della fine della Seconda Guerra Mondiale: ‘Il pacifismo non è stare a guardare con calma; è lavoro, duro lavoro’ “.

Oggi, in Palestina, le donne sono il pilastro dei Comitati Popolari di Resistenza, che combattono giorno dopo giorno una lotta nonviolenta per la liberazione della Palestina. Non è esagerato dire che questi Comitati raccolgono in sé alcuni aspetti tipici del pensiero delle donne – ha spiegato l’Ambasciatrice – come l’idea che per ottenere cambiamenti radicali non c’è bisogno di essere violenti, c’è bisogno di andare alla radice delle cose e di usare la forza delle nostre idee. Così, per porre termine all’occupazione, la conoscenza, l’informazione e il sostegno internazionale sono più utili delle armi.

Purtroppo, proprio l’8 marzo, Manal Al-Tamimi, del Comitato Popolare di Nabi Saleh, in Cisgiordania, è stata di nuovo arrestata, come al solito senza che fosse formulata un’accusa contro di lei; e poco dopo, lo stesso giorno, una donna di 50 anni madre di 3 figli, Fadwa Ahmad Abu Teir, è stata uccisa nella Città Vecchia di Gerusalemme Est occupata. “Questi – ha detto Mai Alkaila –  sono stati i regali israeliani alle donne palestinesi. Donne che sono vittime dell’occupazione in diversi modi e sostengono la causa palestinese assolvendo a molteplici compiti. Se vengono arrestate, l’armonia domestica crolla. Se vengono uccise, le loro case restano vuote. Se i loro cari vengono arrestati o uccisi, sono loro, le donne, a soffrire più di ogni altro”.

“Sicuramente – ha ammesso l’Ambasciatrice – c’è ancora molto da fare, in Palestina e nel resto del mondo, per essere sullo stesso piano degli uomini. Tuttavia, le donne palestinesi sono state capaci tenere insieme i loro due obiettivi principali – la libertà dall’occupazione e la propria emancipazione – senza sacrificare l’uno all’altro. Così facendo, non solo hanno saputo dare una lezione ai loro uomini; sono state anche in grado di lanciare un importante messaggio da una terra devastata ai Paesi più avanzati del mondo: chi lotta per i propri diritti lotta per i diritti di tutti, e chi lotta per i diritti di tutti lotta anche per i propri”.

Un pensiero finale è andato “a tutte le donne del mondo, ma specialmente a quelle che si trovano in Paesi in conflitto e in situazioni di sofferenza; alle donne che lavorano per la pace; alle donne di Gaza e della Cisgiordania; a quelle nei campi profughi e nella diaspora; alle donne prigioniere; a quelle di noi che sono in Siria, in Libano, in Iraq, in Libia, in Yemen, in Tunisia e in tutti i Paesi arabi”.