Giornata della Terra – 2/4/2016

Il 30 marzo si è celebrato il quarantesimo anniversario delle Giornata della Terra, una giornata che ricorda come, 40 anni fa, i cittadini palestinesi si ribellarono contro l’espropriazione delle loro terre i Galilea.  L’eroismo dei cittadini di Sakhnin, Deir Hanna, Arrabeh, Nur Shams, Kufr Qanna e di altri villaggi in Galilea, che portò al sacrificio di 6 vite umane, si ricorda da allora ogni anno ed è divenuto un esempio per l’intero popolo palestinese.

 Lo ha voluto sottolineare, nella ricorrenza, il Segretario del Comitato Esecutivo dell’OLP, Saeb Erekat, mettendo in guardia sulle “politiche razziste di Israele, disegnate per consolidare l’idea di uno ‘Stato ebraico’“. Per questo il governo, anziché sostenere la soluzione dei “due Stati”, continua a considerare tutta la Palestina storica come parte di Israele, con lo scopo di imporre un regime di Apartheid. Ciò spiega il trasferimento forzato di intere comunità palestinesi da Gerusalemme Est, Hebron e la Valle del Giordano, sotto la stessa minaccia che incombe sui beduini di Al Hiran ad Al Naqab, nel deserto del Negev.

A proposito di razzismo, Erekat ha condannato, ancora una volta, i trattamenti discriminatori a cui sono sottoposti i cittadini palestinesi di Israele.

Incontrando i rappresentanti della UE, Erekat ha invece lamentato la posizione dell’Unione Europea sulla Palestina allo scorso Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, così come i suoi attacchi contro le campagne di resistenza nonviolenta all’occupazione. Per questo, è stata inviata un’apposita lettera con richiesta di chiarimenti all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini.

L’Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Mai Alkaila, partecipando alla commemorazione organizzata il 2 aprile a Roma dalla Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, dal Comitato per la Pace del VII Minicipio, dall’Associazione Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese e  dall’Associazione Via Libera, ha sottolineato le durezze imposte al popolo palestinese, circondato dagli insediamenti e dall’enorme Muro alto 9 metri che viviseziona e soffoca con un lungo interminabile nodo scorsoio la Cisgiordania, separando persone, vite, affetti; con quasi 7mila dei propri cari rinchiusi nelle carceri israeliane; umiliato in uno stillicidio di angherie e crudeltà quotidiane, soprattutto a Gerusalemme Est; privato della propria terra e delle proprie case; deportato e costretto ad un esilio forzato che sembra non aver mai fine.